di Dilek Mayatürk
Traduzione dal turco e dal tedesco di Nicola Verderame
[Dilek Mayatürk è una scrittrice turco-tedesca, documentarista e autrice per diversi media. Pubblichiamo una scelta di sue poesie tradotte in italiano da Nicola Verderame, seguite dagli originali in turco e in tedesco].
INTERVENTO
Cosa sono le poesie se non interventi a cuore aperto?
Sotto gli occhi di tutti
E il cuore è il tuo.
MÜDAHALE
Açık kalp ameliyatından başka nedir ki şiir?
Herkesin gözü önünde
Hem de kendi kalbin.
PRIMA
Fossi venuta al mondo prima
Sarei dovuta essere una guardia
A guardia della vostra cintura.
Fossi nata umana sarei stata
Una guardia ferita dentro, fuori dura.
Fossi nata animale
Sarei dovuta essere una talpa
Nel vostro giardino immacolato,
Una talpa che lasciate vivere là sotto
E quando tiro su la testa la falciate
Per far finta di trovarmi già morta.
Se fossi stata soltanto un oggetto
Sarei dovuta essere un parafulmine.
Che sul tetto di casa
Attira a sé ogni sciagura
E si fa schermo quando cade la saetta
Senza neppure sapere chi vive lì di sotto.
DAHA ÖNCE
Daha önce dünyaya geldiysem eğer
Ben bir bekçi olmalıydım
Uçkur bekçiniz.
İnsan olduysam eğer,
İçi kanayan, dışı sert bir bekçi.
Hayvan olduysam eğer
Köstebek olmalıydım
Kusursuz bahçenizde,
Yerin altında yaşattığınız
Kafamı çıkardığım an tırpanla öldürdüğünüz
Ve sonra ölü bulmuş numarası yaptığınız bir köstebek.
Sadece bir eşya olduysam
Paratoner olmalıydım.
Bir evin çatısında
Her türlü felaketi çeken
Yıldırım düştükçe kendini siper eden
Üstelik o evde oturanları bile tanımazken.
SOTTOSOPRA
La terra sopra la mia testa,
Sotto i miei piedi il cielo
Il vuoto è ciò che calpesto,
Le nuvole bigie portano pioggia.
Sollevo la testa
Si stende il solito asfalto delle strade
I fari delle auto le mie stelle.
Quando si spengono i fanali sottosopra
Le mani si bloccano a metà
Le facce rivoltate al contrario, una a una
La gente resta ferma a testa ingiù.
E a volte aspetto anch’io
Che venga la pioggia a rinfrescarci
Ma mi cade sulle piante dei piedi
Mentre calpesto le nubi camminando.
TERS YÜZ
Başımdan yeryüzü geçiyor,
Ayaklarımın altından gökyüzü
Bastığım yer boşluk,
Bulutlar gri, yağmur taşıyor.
Kafamı kaldırıyorum
Tanıdık asfalt yollar uzuyor
Araba farları benim yıldızlarım.
Ters duran sokak lambaları söndüğünde
Yarı yolda bırakılan eller,
Birbirine tersini dönmüş yüzler,
Baş aşağı insanlar duruyor.
Ve ben bekliyorum bazen,
Yağmur yağarsa ferahlarız
Ama yağmur ayaklarımın altında yağıyor,
Ben yürüyüp bulutları ezdikçe.
IL SECCHIO ROSSO
Sotto un ponte mi hanno afferrata per la pinna
Quando hanno tolto l’amo che mi lacerava la bocca
Ho pensato di averla fatta franca.
Mi hanno buttata in un secchio rosso
Con un dito d’acqua
Sono rimasta stesa sugli altri pesci
Tanto era poca!
Solo un occhio guarda il cielo,
L’altro i pesci
Ho la pinna squarciata,
Il mare è là
KIRMIZI KOVA
Bir köprü altında yakalanmışım kuyruğumdan
Ağzımı yırtıp çıkarken iğne,
Kurtulurum sanmıştım.
Kırmızı bir kovaya koydular beni
Burada su az
Yan yattım diğer balıkların üzerine,
O kadar az!
Tek gözüm göğe bakıyor,
Diğer gözüm balıklara
Kuyruğum yırtık,
Deniz orada
DOPO DI TE
Dopo di te
Sono caduta come un fulmine nella mia vita.
Prima ero una luce, mi piaceva
Poi però ho faticato a venire in mio soccorso.
Dopo di te
In sogno mi cadevano sempre i denti
Ogni mattina mi annodavano il viso
Mi cucivano le labbra con un filo invisibile
E così rimanevo sempre, sempre zitta.
Ora tutta la mia gentilezza è un sorriso finto
Che mi appunto in faccia come spilla da due soldi.
Non mi resta un posto da raggiungere
Non ho più fretta, dopo di te.
Ho iniziato a ricordarti da un singolo ramo
Ora immagina tu, com’è messa la foresta.
SENDEN SONRA
Senden sonra
Yıldırım gibi düştüm kendi hayatıma.
Önce bir ışıktım, sevindim
Sonra zor yetiştim yine kendi imdadıma.
Senden sonra
Dişlerim döküldü hep uykumda
Yüzüme düğüm atıldı her sabah
Dudaklarımı görünmez iple diktiler
Sustum işte böyle sonra sonra.
Sahte bir gülücük şimdi tüm nezaketim,
Yüzüme ucuz bir yaka iğnesi gibi iliştirdiğim.
Ne yetişecek yerim,
Ne acelem kaldı senden sonra.
Ben bir ağacın dalından başladım seni hatırlamaya,
Şimdi ormanın halini sen düşün isterim.
CENERE ROSSA
Ho posato la mano sul petto
E stretto il pugno.
“Il mio cuore”, ho detto
Pesante come l’universo ma piccolo come un pugno.
Con ogni respiro
Esasperavo la profonda ferita del mio petto.
Ci si potesse innamorare una sola volta
Sarebbe questa!
Ho aperto il pugno e ho visto
Un pugno di cenere rossa.
KIRMIZI KÜL
Getirdim elimi göğsüme,
Sıktım yumruğumu
»Kalbim« dedim,
Evren kadar ağır ama yumruk kadar yer kaplar.
Her nefesimle
Göğsümde derin bir çatlağı büyüttüm.
Bir kez aşık olurdu insan,
Oldum!
Açtım elimi baktım,
Yerinde bir avuç kırmızı kül var.
CAMUFFAMENTO
Come mi piacerebbe lasciare al tempo le nostre ferite
Ma il tempo corre
Il tempo va troppo di fretta.
Oltre ogni voce che mi ricorda il lutto ci sono io
Il nero è il mio cliente
Io il suo legale.
Quel nero maschera la mia stanchezza,
E alla mia morte sarò certo dimenticata
Come spiccioli scordati nel giaccone invernale
KAMUFLAJ
Yaralarımızı zamana emanet etmek ne çok isterdim
Ama zaman çok geç
Zaman çok telaşlı.
Matemi hatırlatan her sesin ardında ben varım
Siyah benim müvekkilim
Ben onun avukatıyım.
Yorulduğum anlaşılmaz siyahın ardında
Ve unutulur elbet öldüğümde varlığım
Kışın paltoda unutulmuş bir para
ORGOGLIO
Orgoglio
Amo ingoiato dal pesce
Secchio in cui finisce
Padella in cui sfrigola
Orgoglio.
GURUR
Gurur
Balığın yuttuğu zoka
Konduğu kova
Piştiği tava
Gurur.
INTERVISTA
Hanno chiesto:
“Quali obiettivi si pone nella vita?”
“Voglio guardare un’aguglia che cuce il mare
con due ferri da calza nella bocca.
Voglio vedere due pinguini che si abbracciano
– fossero in tre, ancora meglio.
Voglio amare la gola col suo strapiombo
E urlare: Ti perdono!
Ti perdono… Perdono… Dono…
Voglio che l’eco si rivolga a me.
L’alpe è lassù in alto,
Per raggiungerla non si scende, si sale.
È questo che vorrei dirle.
Gliene ho già parlato?
Ooh signor Etna, ho detto vedendo questa cima maestosa.
Stromboli era una giovane fumantina,
Si capiva dalla gonna scarlatta.
Voglio attendere il crollo in una fossa.
Sapete, il pesce indossa le scaglie
come armatura. Gli umani, i peccati.
E poi sarebbe buono a sapersi:
Il pesce San Pietro sarebbe più contento
Se lo chiamassimo Zeus faber?”
La risposta è stata:
Le faremo sapere.
VORSTELLUNGSGESPRÄCH
Wurde gefragt:
Was sind Ihre Ziele im Leben?
„Ich will erfahren, wie ein Hornhecht das Meer zunäht
Mit zwei Stricknadeln an seinem Maul
Ich will sehen, dass zwei Pinguine einander umarmen
– Drei wären natürlich besser –
Ich will die Schlucht mit ihrem Abgrund lieben
Und schreien: Dir ist vergeben!
Dir ist vergeben… ist vergeben… vergeben… vergeben…
Ich will mein Echo auf mich beziehen.
Die Alm liegt hoch,
Man steigt zu ihr nicht runter, sondern rauf
Das will ich der Alm sagen.
Habe ich Ihnen das erzählt?
Ooh Herr Ätna, sagte ich, als ich diesen erhabenen Berg sah
Stromboli war eine aufbrausende junge Frau
Ich erkannte es an ihrem roten Rock.
In einer Grube will ich auf den Zusammenbruch warten
Wissen Sie, der Fisch panzert sich mit seinen Schuppen
Der Mensch mit seinen Sünden.
Und es wäre gut zu wissen:
Ist der Petersfisch glücklicher,
Wenn wir ihn Heringskönig nennen?‘‘
Wurde gesagt:
Wir rufen Sie an.
Dilek Mayatürk, nata nel1986 a Istanbul, lavora come documentarista e autrice per diversi media. La sua raccolta di poesie Cesaret Koleksiyonu (edita da Yeni Insan Yayinevi) è stata pubblicata nel 2014, Brache (Hanser Berlin) nel 2020 e Bir Daha Yok Çiçeği (Klaros) nel 2021.
[Immagine: Cig Harvey, The Note, 2018].