di Alejandro Patat, Andrea Santurbano, Patricia Peterle
[E’ uscito da poco in Brasile L’Italia tradotta, un libro a cura Alejandro Patat, Andrea Santurbano e Patricia Peterle dedicato alla circolazione e ricezione della letteratura italiana in Brasile e Argentina. Proponiamo l’introduzione, intitolata L’Italia tradotta. Studio di casi sulla letteratura d’oltreoceano in Brasile e Sudamerica].
L’idea di questo volume nasce da un progetto più ampio, quello del “Conectando Culturas”, promosso dalla Universidade Federal de Santa Catarina con l’appoggio del CNPq, che vede riunite in rete varie università italiane, brasiliane e argentine. Obiettivo principale è quello di pensare alle lingue e alle culture coinvolte come a delle diversità dialoganti, in grado di proporre delle visioni costruttive atte a comporre un tessuto di relazioni interculturali su cui poggiare un’effettiva inclusione sociale. La lingua, insomma, o sarebbe meglio dire le lingue, nelle loro singolarità, sono viste come un suolo fertile che si fa terreno di confronto dialettico nel rispetto e riconoscimento dell’altro. Lingue che sono quindi mediatrici della cultura che veicolano e che necessariamente devono trovare un canale reciproco di dialogo, ruolo spettante per antonomasia alla traduzione.
Sulle teorie e sulle storie della traduzione c’è già una vastissima bibliografia. Per quanto riguarda poi la ricezione della letteratura italiana in Brasile basta consultare il Dicionário Bibliográfico da Literatura Italiana Traduzida no Brasil per farsi un’idea della vastità del panorama culturale costruito negli anni e per intuire anche velocemente la conformazione di un canone non sempre convergente con quello della Penisola. E, sebbene si abbiano a disposizione tutti questi dati straordinari, si fa sempre più necessario analizzare ed interpretare i diversissimi modelli traduttivi che si sono incontrati e scontrati in Sudamerica e che hanno favorito una certa circolazione e diffusione della cultura italiana nel continente.
La proposta che ha animato dunque la giornata “L’Italia tradotta” il 26 agosto 2024, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro, di cui si raccolgono qui i contributi, è stata precisamente quella di discutere le modalità, alcune delle quali davvero originali, con cui il Brasile si è assunto il compito di traghettare una tradizione letteraria straniera, non potendo mancare un confronto con i problemi traduttivi posti da un importante paese vicino, l’Argentina. Nel caso specifico sono stati chiamati a dibattere su questi temi, presentando anche molti esempi puntuali, dei protagonisti che giocano spesso in due ruoli: quello del docente-studioso e quello del traduttore.
Gli itinerari di lettura proposti sono quattro, da non considerare ovviamente in termini tassonomici ed esclusivi, poiché un progetto di traduzione racchiude sempre approcci plurali e trasversali in costante dialogo. In questo senso, nella sezione “Dentro il testo” si vogliono sottolineare quegli studi che dedicano un’attenzione un po’ più specifica ad aspetti sia di natura sintattica che semantico-lessicale. È il caso della famosa poesia montaliana “Spesso il male di vivere ho incontrato”, analizzata da Patricia Peterle a partire da un confronto serrato tra due versioni brasiliane; o di Elena Santi, che si dedica in particolare ad un’analisi comparata fra traduzioni recentemente uscite di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Pavese. O, ancora, dei testi di Andrea Santurbano e Julia Scamparini che commentano la traduzione di due opere di autori in piena attività: rispettivamente, Michele Mari con la sua raccolta di racconti Euridice aveva un cane e Antonella Lattanzi col romanzo Cose che non si raccontano.
Nella sezione “Oltre il testo” le prospettive di analisi abbracciano aspetti più ampi, come avviene nel saggio di Alessandra Vannucci che riflette sull’eco della voce, dei dialetti e delle parlate gergali nella traduzione per il teatro di testi drammatici, da Ruzante a Goldoni. E di teatro si occupa anche Gisele Batista da Silva, presentandoci un personaggio tanto interessante quanto poco noto, Alessandro Galleano-Ravara, genovese giunto a Rio de Janeiro nell’Ottocento e fautore di un metodo d’insegnamento dell’italiano basato sulla traduzione interlineare di libretti d’opera. Tema più recente riguarda invece la scarsità di allestimenti e traduzioni, in modo per certi versi sorprendente, dei testi teatrali di Dario Fo, a cominciare dalle problematicità connesse alla versione di Mistero buffo, come descritto e commentato da Amanda Bruno de Mello.
Nei testi che compongono “Movimenti nel tempo” i casi affrontati si avvalgono più marcatamente di una prospettiva diacronica. Emanuel França de Brito, per esempio, s’interroga sul significato odierno del tradurre testi medievali da un’ottica post-coloniale, affrontando i pregiudizi ancora sottesi a tante visioni eurocentriche. Lucia Wataghin si muove in un ambito simile affrontando la rivisitazione di un classico come il Decameron di Boccaccio nei libretti di cordel, in particolare della novella di Zinevra. Di traduzione intersemiotica a tutti gli effetti si occupa infine Graziele Frangiotti nel leggere e commentare le varie soluzioni adottate, dal testo alla grafica, in una versione brasiliana a fumetti del Principe di Machiavelli.
A coronamento di questi percorsi suggeriti l’ultima sezione, “Dialogo fra sistemi”, si propone di aprire definitivamente un’ampia discussione su ricezioni e mediazioni inerenti a interi sistemi linguistici e letterari. Andrea Lombardi lo fa soprattutto a partire da riflessioni epistemologiche sul concetto di traduzione e poi con un occhio di riguardo per le metodologie sviluppate da Haroldo de Campos nelle sue versioni dantesche. Alejandro Patat lo fa tracciando un quadro, in termini di storia e forme, dei modelli traduttivi consolidatisi nel mondo ispanofono, per giungere quindi ad accennare alle problematiche insite nella politica traduttologica della letteratura italiana in Argentina.
Non prima di aver rivolto un doveroso ringraziamento all’Istituto Italiano di Cultura di Rio Janeiro, che ha prima ospitato questi dibattiti e poi ne ha reso possibile la pubblicazione in volume, auguriamo una buona e proficua lettura nella fondata speranza che altri incontri e pubblicazioni seguiranno a questa.