di Paolo Puppa
Sul tavolo della camera da pranzo sta lo scatolone azzurro. Dentro c’è la cosa, colle istruzioni per l’uso. Questa notte, inaugurerà un nuovo modo di passare le serate. Per la prima volta, al suo fianco dormirà l’affare, gonfio di lattice e coi buchi al posto giusto. “Fa meraviglie. Vedrà”, gli ha confidato il commesso del sexishop di San Marco, nell’atto di chiudere la confezione. E aveva aggiunto con ammicco goliardico “Altro che viagra. Non c’è bisogno di viagra, qua”. E lui già sentiva, mentre l’inserviente gli sorrideva solidale, un formicolio nelle gambe salire su su verso il ventre, e una piccola erezione da tempo scomparsa nelle sue memorie entrava con prepotenza a ricordargli che non era poi così vecchio e vicino alla fine. Il lato oscuro e sgradevole è che ha da poco accompagnato la moglie al cimitero. Una cerimonia sobria, nessuno che seguisse il feretro se non i parenti stretti, i figli presto distratti da un dolore insignificante (la madre s’era spenta dopo una lunga e noiosissima per gli altri e per se stessa agonia) e occupati a contendersi la loro parte di piccola eredità. Nessun amico, anche perché i due avevano da tempo sospeso ogni forma di socialità. È preoccupato perché non sarà semplice predisporre l’aggeggio. Anche se il commesso ha insistito che chiunque sarebbe in grado in pochi minuti di organizzare la sagoma, basta fare attenzione qua gonfiare là chiudere in alto muovere una due leve, e non dimenticare il bottoncino, soprattutto non dimenticare il bottoncino dietro la schiena. Il bottoncino non darà alcun fastidio. Essendo nella schiena, non si noterà in alcun modo durante. Si intende che è consigliabile usare la posizione più classica. A meno che non si voglia operare colla bocca dell’affare. In quel caso bisognerà eseguire alcune operazioni ben descritte nel foglio, per evitare sgradevoli sorprese, perché la bocca si muove pur sempre con apparecchiature elettriche e non si sa mai se il moto dovesse essere troppo rapido. Occorre poi individuare bene le modalità tecniche per svuotare il sacchetto collocato o tra le gambe o nella bocca della bambola. “Qualcuno ci si affeziona davvero. C’è chi le dà pure un nome”, questo gli ha confidato il commesso. Un ragazzo alto e brufoloso. Forse anche lui ne ha fatto uso, nonostante l’età gli consentirebbe altri clienti che non quell’essere inanimato che dalla vetrina lo ha guardato in un modo strano, tanto strano che il vecchio ha dovuto entrar dentro, vincendo il rossore del volto e raschiandosi la gola per parlare. Il fatto è che odia ideologicamente Amazon e non sa assolutamente trafficare su Internet, per cui ha dovuto metterci la faccia nell’affrontare un acquisto del genere. Il prezzo è molto alto, ma l’uso può andare avanti per almeno dieci anni. Basta lavarla ogni volta, vuotando il sacchetto. “Non ha idea di cosa si prova. Non sa quanti, ma quanti ce l’hanno ordinata. Anche uomini sposati, colla moglie al fianco”. Le donne, pare, non siano gelose. Possono starsene in televisione a guardarsi le loro fiction, e intanto i mariti in camera da letto si danno una calmata. Lui, no. Lui non avrebbe osato. Così per anni e anni, per secoli e millenni ha giaciuto al fianco di una donna malata, avendone pietà e insieme orrore, evitando di guardarla mentre dormiva colle fauci spalancate a tentare di catturare quanto più aria per i polmoni afflitti dall’asma. E intanto ha covato strani pensieri, desideri confusi dall’oggetto vago e indistinto. In attesa della morte liberatrice. Ora che è solo, gli è venuta quella voglia improvvisa. Voglia di provare, più che di fare. Voglia di vedere se funziona, di verificare se il suo corpo reagisce positivamente. Ma ci crede poco. È convinto che si tratti di una spesa ingiustificata e improduttiva.
Un disastro, tutto è andato storto. Un accoppiamento presto interrotto. Già, ha avuto paura. Innanzitutto, il membro dopo pochi istanti sembrava volersi staccare dal suo corpo, inghiottito dal risucchio a mulinello del foro. Ha temuto persino di finire evirato. E sì che aveva optato per la velocità media, non massima. Poi, la sagoma roteava gli occhi in modo troppo aggressivo e minaccioso, pareva una Gorgone impazzita. E allo stesso tempo dalla bocca carnosa emetteva respiri affannosi, a simulare il piacere, che le uscivano però quali sibili fastidiosi. Il contorno poi aiutava poco. Non si era ricordato di assicurare un buio completo alla camera, condizione indispensabile negli anni antichi in cui ancora si accoppiava colla moglie, poco disposta a collaborare e sempre a disagio, per finire l’atto. Aveva infatti lasciato alzate le tapparelle della finestra, permettendo in tal modo al lampione delle fondamenta di sotto di penetrare nella stanza in piena libertà. In più, nell’appartamento accanto, un bambino non faceva che strillare, senza che nessun genitore intervenisse a calmarlo. E questo aveva richiamato per bizzarra associazione di idee i tempi lontani in cui lui e la consorte erano ancora giovani sposi, ‘benedetti’ da un figlio alle prime consumazioni coniugali. Altro difetto nelle procedure. Le istruzioni parlavano chiaro. Bisognava armarsi di un’immagine forte, con cui rivestire la bambola, trasformandola nell’immaginazione in una determinata persona, di qualsiasi genere fosse, reale o mediatica. Lui, al contrario, era penetrato con rozza foga, quasi fosse uno stupro il suo, non seguendo alcun preliminare. Voleva da subito testarne l’efficacia, anche per via del costo eccessivo. Si era così staccato dalla partner, che se ne è rimasta spiritata con gli occhi che continuavano a roteare e con la bocca che non cessava di lanciare singhiozzi laceranti. Non ha potuto allora che spegnerla, e rimetterla nello scatolone dopo aver asciugato colla manica del pigiama quel poco di sudore, solo di sudore, rimasto nel foro di sotto. Anche qui, un grave sbaglio da parte sua. Le istruzioni tra i primi punti consigliavano perentorie la nudità assoluta. Ma quella era una abitudine contratta nei sempre più diradati amplessi coniugali. Entrambi, lui e la sua compagna, si toglievano lo stretto indispensabile per il fugace contatto. Dal letto, vede adesso la scatola aperta sul tavolo del salotto, e le lenzuola vicine sporche (non le cambia da settimane e ha licenziato, a moglie appena sepolta, la donna a ore, che incrociandolo lo fissava sempre severa, certo messa su dalla padrona). E ancora la coperta sdrucita, il tappetino azzurro a terra, più adatto a un bagno che alla camera matrimoniale. Uno scenario rassicurante, perché conosciuto, ma anche squallido. La mattina dopo, deciderà che tattica seguire e quali argomenti addurre per tentare di essere rimborsato dal negozio. Sa che sarà arduo. Sente sempre più freddo, e il braccio penzoloni della bambola dal salotto lo spaventa. Si sente in qualche modo un killer. Domani andrà a pranzo da uno dei due figli, a turno, ogni domenica gli tocca, ed è una sofferenza recitare la parte del nonno affettuoso. E il trasporto della sagoma si presenta faticoso e imbarazzante. Lo dovrà ben mimetizzare, specie in battello. Si avvolge sotto lenzuola e coperta, ma continua a pensare. Gli verrebbe da ridere a voce alta. Non lo fa perché gli parrebbe di ammattire. All’improvviso si leva d’impeto dal letto sudicio, corre trafelato in cucina, afferra dal cassetto centrale la forbice più grossa e si precipita sulla creatura. Giù, colpi furibondi, mentre quella pare indifferente al proprio massacro. E intanto il vecchio piange, e invoca la moglie. La chiama persino per nome, cosa non più fatta da una vita, e chiede scusa.