a cura di Pietro Benzoni e Anna Stella Poli

 

[E’ uscito da poco per Franco Cesati Editore Primi piani su Calvino. Esercizi di (ri)lettura, a cura di Pietro Benzoni e Anna Stella Poli (qui l’indice del volume, che raccoglie gli Atti di un convegno pavese del 2023, centenario della nascita di Calvino). Proponiamo la Presentazione firmata da Sergio Bozzola].

Presentazione

di Sergio Bozzola

 

 

Nell’affollato calendario del centenario calviniano, il convegno dell’ottobre 2023 da cui trae origine questo volume [1] sembra distinguersi per la compattezza e la nitidezza del suo disegno. Dovendone definire la cornice, potremmo dire che tutta la sua materia viene delimitata entro i tre lati del metodo; di quella che potremmo definire la densità insieme di critica e di pubblico dei testi prescelti; della diacronia. Da quest’ultimo punto di vista, si muove dalle prime esperienze di Calvino come giornalista collaboratore dell’«Unità», e si arriva, stando agli oggetti primari di ciascun contributo, al 1976. Ma certo, quasi sempre da quei testi si dipartono osservazioni in avanti e indietro, convergenze e rinvii fino ai testi primi, penultimi e ultimi. Tanto più che, come è ben noto, i confini calviniani della diacronia sono variabili secondo che si guardi al singolo testo nella sua prima stampa o al libro in cui l’autore lo ricomprende, e dunque la mappa dovrebbe essere a due colori (cfr. ad esempio i contributi relativi ai testi poi pubblicati ne La strada di San Giovanni del 1990, remake postumo di un progettato Passaggi obbligati; o il primo intervento su un inedito; o il saggio di lettura della Forma dell’albero, rifusa dall’autore in Collezione di sabbia del 1984). Quanto a quella che abbiamo definito la densità critica dei testi, se certamente entrano nel seminario alcuni dei libri maggiori di Calvino ben dissodati dagli studiosi (Grignani sulla Speculazione edilizia, Roggia sulle Cosmicomiche, Conte sulle Fiabe italiane), dall’altra non si affacciano che per riferimenti collaterali all’oggetto prescelto i suoi capolavori narrativi (dalla trilogia araldica a Se una notte d’inverno un viaggiatore; con un salto a piè pari su Ultimo viene il corvo, La giornata di uno scrutatore, Marcovaldo, Il castello dei destini incrociati, Le città invisibili), e sono invece percorsi testi che non possiamo certo definire minori, ma che altrettanto certamente possiamo posizionare lateralmente al mainstream della critica italiana e internazionale. Si comincia, come detto, con un testo postumo (Barenghi su Flirt prima di battersi); sono poi presi in carico da Quaglino gli scritti di Calvino negli anni dell’«Unità», e a questo coté diciamo giornalistico possiamo affiancare i contributi che insistono su scritti di taglio saggistico o narrativo e saggistico insieme, individuati singolarmente (Testa su La strada di San Giovanni dal libro omonimo e Dall’opaco, ivi; Bignamini, dal medesimo libro, su Ricordo di una battaglia; Colussi sulla Forma dell’albero poi uscito in Collezione di sabbia), o ritagliati entro corpora tematici più ampi (il contributo di Benzoni si sofferma in generale sul Calvino che scrive di cinema, per esaminare in particolare Autobiografia di uno spettatore del 1974 e Tra i pioppi della risaia la «cinecittà» delle mondine, sul set di Riso amaro di Giuseppe De Santis, del 1948); ma poi ecco il contributo di Scarpa su titolo e paratesto di Ti con zero, e quello di Poli sulla collaborazione di Calvino all’antologia scolastica del 1969 La lettura e sui relativi esercizi di traduzione da Francis Ponge. Un’offerta critica, come si vede, di consolidamento e sperimentazione.

 

Ed entrano in questa originalità anche i testi maggiori, dei quali è data, come di tutti gli altri (ed eccoci al terzo lato di questo perimetro) una lettura. Da cui il titolo tutt’altro che pretestuoso di questo volume, che rimanda con metafora cinematografica all’osservazione ravvicinata di un singolo testo o di un corpus omogeneo di testi (ma anche in questi casi – Quaglino, Conte, in un certo senso anche Roggia – l’explication de texte arriva dopo, o precede – come loro presupposto implicito o esplicito – le considerazioni sul sistema). E in questa prospettiva, si evidenzia sempre come livello portante del discorso la forma del testo nei suoi livelli lessicali, sintattici, testuali e dove possibile macrotestuali. È qui l’imprinting più caratterizzante di questo volume, la ragione prima di quella compattezza di cui ho discorso nelle prime parole di questa presentazione. Ed è una conferma, semmai ve ne fosse bisogno, dell’inesauribilità del discorso critico quando muova prioritariamente dal testo e dalle sue forme.

Su questo piano, alcuni motivi possono anche ritornare da un contributo all’altro, inquadrati in motivazioni stilistiche ora simili ora divergenti. E da quei motivi possono decollare osservazioni più ampie e generali, che si diffondono orizzontalmente in trame reticolari, o che verticalizzano il discorso critico, facendolo impennare verso le altezze delle questioni fondative della letteratura e del linguaggio. Questo libro è un repertorio di temi critici. Stralciando, dal dettaglio alla sintesi (e lasciando al lettore il piacere della verifica nei testi): uso gergale e uso specialistico del lessico settoriale; sintassi «brevilinea e paratattica» e sintassi letteraria; il dialetto come elemento coloristico e mimetico; il dialetto come soglia dell’«opaco rovescio del mondo»; lingua letteraria e lingua d’uso; registro calviniano del grottesco ed espressionismo gaddiano; solecismo grammaticale, «parla-come-mangi» e irriverenza calviniana verso i linguaggi della theory; contaminazione di genere narrativo e saggistico; dandysmo, preziosismo, rapidità e sprezzatura di una lettera a Franco Maria Ricci; Eva Mameli, la scienza botanica e la madre di Quinto Anfossi; Calvino, Cecchi, il Messico; rappresentazione dello spazio e decentramento del soggetto; contiguità e opposizione tra opera creativa e saggistica di narratori e poeti del secondo Novecento; presenza e limiti dell’autobiografismo; tensione etica e tensione stilistica; frame cognitivi e immaginazione cosmicomica; fiaba italiana e novella letteraria; scrittura della memoria come scrittura della mancanza; la descrizione come curva asintotica; e infine: la forma letteraria e l’informe del mondo, «mondo scritto e mondo non scritto»; «il rapporto tra Calvino e la lingua», tra Calvino e la letteratura. E siamo alle questioni massime di cui si diceva.

 

L’elenco (lacunoso!) potrebbe riversarsi nelle rubriche di uno schedario, rinviando ciascuna carta a un saggio, a un nome e a una pagina di questo volume. L’effetto cumulativo che ne promana potrà forse imprimere un abbrivio al nostro invito alla lettura.

 

Nota

 

1 Più precisamente, si tratta del convegno Primi piani su Calvino. Esercizi di (ri)lettura, che – nato per iniziativa del Rettore del Collegio Ghislieri di Pavia, Alessandro Maranesi, e ideato da Pietro Benzoni e Anna Stella Poli – si è svolto dal 12 al 14 ottobre 2023 presso il Collegio Ghislieri, con un’appendice teatrale all’Orto Botanico dell’Università di Pavia (il reading di Ludovica Taurisano, a cura di Gerardo Innarella, L’orto dei destini incrociati. Il dialogo continuo tra Calvino e la madre (natura)). Le relazioni presentate allora appaiono qui in forma anche ampiamente rivista e con l’aggiunta di un nuovo contributo (quello di Barenghi); ma la struttura e i metodi di analisi del volume rispecchiano da vicino quanto già era emerso durante il convegno.

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