di Mariano Bàino

 

[Esce in questi giorni per Argolibri Le anatre di ghiaccio (aforismi, microracconti, asterischi saggistici, rêveries, terata,  usw di un libro in crescita e in decrescita) di Mariano Bàino, con una prefazione di Massimiliano Manganelli. Ne proponiamo un estratto dalla prima sezione del libro].

 

 

La via di Damasco

 

Secondo l’evoluzionismo moderno vi è coesistenza, nella natura dell’animale umano, fra un lato sociale e cooperativo, e un lato individualistico e competitivo. Chissà dov’è lo sfintere che divide i due lati e che permette i misteriosi scambi fra l’uno e l’altro.

 

No, non verrò alla festa. Posso rimpiangere la vita appartata anche da casa.

 

Passeggiando in campagna ho visto, dietro il cancello di una villa, sette nani di gesso più Biancaneve. Ho sentito anch’io, come i militanti del misterioso Fronte per la liberazione dei nani da giardino, un vago desiderio di liberarli.

 

Non si è mai veramente staccato dal senno paterno.

 

(A Torino, ricordando  Nietzsche). In mancanza di cavalli non mi resta che abbracciare un taxi.

 

I ventenni di oggi mi dicono le stesse cose che mi diceva mio padre quando avevo vent’anni.

 

Ha un cuore talmente stretto che non ha cuore per dolersene.

 

Quanto più lo spazio è curvo tanto più il tempo è galantuomo?

 

Cercare la “scatola nera” di Icaro.

 

Far crescere l’erba dov’è Erode, e i bambini dov’è Attila.

 

Pseudoeraclito. La via in su e la via in giù sono una e la medesima. Per questo ci si confonde sempre.

 

Pseudoeraclito 2. Si separa e di nuovo si aduna, e sorge e vien meno, si avvicina e si allontana. Che vorrà?

 

Narciso. Volli un di più d’immagine. Ché solo quella amai, non me, di certo (e fu una svista). Ma se, da fiore, poni, mi annusassi, sarei anche in botanica perverso?

 

Fatterelli. “Siempre con un tizon en la mano y ciertas yerbas secas, encendido por una parte”. (Bartolomeo de Las Casas, che descrive gli Indios).

 

Un sonetto, a volte, è un atto “mandalico”.

 

Un sonetto il cui lessico è un organismo deprivato di lusso fonico, lasciato come in quaresima di connotazione, diluito dalla discorsività, teso a sbrattarsi della parola come rima. O, al contrario, un metro della ridondanza e della vampa verbale, dello sfarzo barocco delle rime. Forse un alternarsi, un combinarsi di questi due modi.

 

Il sonetto come tensostruttura. La complessità e la leggerezza di una cosa non ancorata stabilmente al suolo. La tensione, la plasmabilità della tenda dei nomadi. L’oggetto “si compliqué et si portatif” come diventa il sonetto nella definizione di Sainte-Beuve.

 

In principio erano le bugie. Le pinocchiesche bugie, infantili e velenose insieme. Poi le “bufale”, più bonaccione e rustiche, epperò non di rado portatrici di fango. Ma le fak news, le ultime, le tecnologiche, le epocali, sono l’addio al concetto di bubbola e l’avvento di un’umanità in mostruosa malafede.

 

È in dubbio se i giovani letterati, a Napoli, vengano davvero feriti a morte dalla città, ma è certo che molti di loro restano indecisi per sempre fra circolo ermeneutico e circolo nautico.

 

Scappa, cavallo, che l’erba decresce.

 

Questi antichi ormoni, ancora in lotta con gli ormai.

 

Ancora quel sogno di Pessoa che si fa un selfie, l’aria estremamente tranquilla. Il mio risveglio, di contro, è assai inquieto.

 

Ah, starsene per un po’ in un ipoluogo…

 

Forse le ali tarpate sono un difetto dell’aria.

 

Non si ha diritto alle cose impossibili – è stato detto. A volte sono le cose impossibili ad avere diritto a noi, appostandosi fra i nostri doveri.

 

Gli Europei stanno agli Americani come i Greci stavano ai Romani: sulle scatole.

 

Dover fare, in un’arena vuota, insieme il toro e il torero.

 

Dici che le rondini ora hanno gli artigli?  Dici che è per scarsità di grondaie?

 

Un demone meridiano così attivo da averne i piedi eccitati?

 

 Non in mio nome la poesia troppo poetosa, la poésie poésienne.  Anche se l’epoca vuole solo quella, solo poheti.

 

Il caimano di fronte al kaimano. O del timore reverenziale.

 

Gli astronauti che hanno fatto passeggiate spaziali riferiscono che lo spazio, fuori dall’atmosfera terrestre, ha un odore simile a quello di una bistecca in padella. Tutto fumo e niente arrosto anche lo spazio?

 

I preti hanno salvato ebrei dai nazisti e nazisti dagli ebrei. Una teologia politica che fa un unico fascio di poveri cristi e poveri anticristi.

 

Aranjuez. Volo di capinere pazze nella sala d’attesa della piccola stazione ferroviaria. Cinguettio disperato. Non sanno come uscire? Improvviso silenzio. Scoppio di una vena nella gamba di una vecchia. Ma quando arriva il treno?

 

(Pendenza, onde quadre, antiskating, campo incrociato, limitatore, cardioide, tromba piegata). Ma ci sei o ci hi-fi ?

 

Taci, l’amico (non) ti ascolta.

 

Anch’io un misantropo socievole. Mai un po’ di perfezione.

 

O quelli specializzati nel monologo esteriore.

 

È morto prima l’uovo o la gallina?

 

“Io però diffido quanto a me, e sempre ho diffidato, e sempre diffiderò degli uomini libreschi” (Alberto Savinio). L’uomo libresco che prevale sempre sull’uomo colto. Per quel di più di mortigno che gli fa gioco.

 

Il gallo canta ma è alla gallina che brucia la gola.

 

“Mi immerdo nella perfezione” (Gustave Flaubert). Noi si va per immerdioni meno impeccabili.

 

Di fronte alla scritta sul monitor: “Connesso al computer remoto”, R. legge sempre: “Confesso al computer remoto”.

 

La pazienza ha un limite: somiglia all’inutilità.

 

Ho conosciuto un tale che ha tenuto il conto di quante volte Wittgenstein, nei Diari segreti, dice di essersi masturbato.

 

In passato il futuro sembrava trasformarsi, invece andava solo estinguendosi.

 

Basta zapping fra le identità! Ama il prossimo te stesso come tuo!

 

“Leggerò e ti dirò cosa ne penso”, acconsente l’amico a cui hai dato un tuo scritto. Ma con la faccia: “Leggerò e ti dirò perché ne penso male”.

 

Il tremendo cavaliere dell’Apocalisse di Ulpiano Checa y Sanz, che brandisce, in una luce livida, in groppa a un nero cavallo, la sua falce insanguinata. Basta pensarlo con un orologio al polso, come Scipione l’Africano nel film, e diventa subito ridicolo.

 

Sai come sono i manichini: troppo rigidi. Nei crash test organizzati dalle case automobilistiche i “pupazzi”, pur essendo in pratica piccoli computer, non reagiscono agli urti come un corpo umano vero. E poi costano troppo, molto più di un cadavere. Allora, meglio i P.M.H.S. (Post Mortem Human Objects). Un buon morto “lavora” meglio, aiuta di più la vita di chi va in automobile. E di chi l’automobile la fa.

 

Lo scrittore oggidiano punta a diventare opinion-leader.  “Trovo che un romanziere non abbia il diritto di esprimere la sua opinione su niente” (Gustave Flaubert, Lettera a George Sand, Croisset, 5.12.1886).

 

Cina totale: Tao Tse Tung.

 

Quanta gente come re Adim, che trasformava in materia vile l’oro che toccava.

 

Per scrivere qualcosa sul denaro bisogna possederne almeno un po’.

 

Il suo moderato autismo, dopo un incremento improvviso, fu scambiato per un nirvana.

 

Una metà di A comunica con una metà di B al cento per cento. Le altre due metà non comunicano affatto.

 

Un serial killer è stato invitato a un programma di varietà. Jack Lo Squartatore che fa a pezzi l’audience della concorrenza.

 

(Ascoltata). Sai, una cosa un po’ così, capisci? Molte luci, molte robe, insomma una specie di Disneyland, ma all’italiana, capisci? Con questo pannello a struttura reticolare azionato da un motore alla base di un pilastro, capisci? Un caleidoscopio multimediale senza dei sì o dei no, tutto pieno di ni, di chissà, capisci?

 

La storia di Vanja Mishukov, il bimbo-cane che a Mosca, gettato in un bidone delle immondizie quando aveva tre anni, è vissuto per almeno due anni come un cane, membro di un branco di randagi che gli ha insegnato ad abbaiare, a mordere, a cercare tra i rifiuti. Poi la polizia lo ha strappato al branco – non senza difficoltà, pare – e Vanja è stato iscritto in una scuola. Perché questa storia mi ha colpito? Non lo so. Forse ho pensato alla madre che lo ha allattato, e che se l’è visto portare via. (Parlo della cagna, naturalmente). Penso alla rabbia del branco. Penso a Vanja, alla sua nuova vita tra gli uomini. Penso al terranova di Byron, al bracco di Mann.

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