di June Scialpi
[E’ uscito da poco per Tic Edizioni Retriever, di June Scialpi. Ne presentiamo alcuni testi].
Dotato di memoria. Possiede quindi ricordi. Memoria episodica. Ciò che è avvenuto nel passato. Come accade anche ad altri nello sviluppo. Nell’elaborazione, nella ricerca di soluzioni, di azioni più o meno complesse. Conservando traccia di stimoli esterni. Lì era febbraio. Poco dopo il compleanno. Con la folta fila dei peli sulla faccia. Con la posa ferma. La figura fuori, nel percorso dal divano al giorno dopo. Conserva traccia di stimoli esterni. Delle risposte che ne derivano. Codifica e mantiene per utilizzo futuro. Calibrando i riflessi su una dimensione ingannevole. Scorrendo nelle foto lo si vede. Sta spessissimo nascosto. Sa modulare la sua presenza.
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Iniziare un percorso di vita appagante. Il percorso corretto. Tenergli sempre una mano sotto il torace. Quando tutto gli è nuovo serve pazienza. Capirà presto, a bassa voce. Il tono festoso invece diversificato. La coerenza e il rischio di perdita, dare per questo seguito a ogni ordine. Continuare con una carezza.
Associando il suo nome a qualcosa, il suo nome che significa altro, che si accomuna a mondi diversi, questo il primo esercizio imparato. Immaginare si diverta scappando, nel dietro-front, come se non importasse niente di lui; poi, dal nulla l’inseguimento e il riporto.
Abitudine al guinzaglio, pochi comandi, ma sempre gli stessi.
Quando si sveglia, dopo aver mangiato, dopo aver giocato, dopo aver rosicchiato, dopo aver girato in tondo, comunque ogni tre ore circa, di vario tipo, esigenze.
Nessun permesso affinché preceda, la voce gioiosa, una pacca sulla coscia. Il leggero strattone. Va fatto con costanza, serve ribadire le cure. Non è di amore che si parla. Dovrà sottoporsi alla profilassi.
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Serve a negare, a non rispondere, ad acconsentire. Raramente a dimostrare insistendo sul carattere diverso. Nega gli attributi, preda di un rapporto unitivo. Finalità vuote dagli esiti imprevisti. Sempre contrapposto, nettamente radicale, riconosciuto all’interno della struttura integra, in fondo al nucleo di quella che viene chiamata faccenda. Come pure orientato verso un verdetto o una direzione, contenendo chiari toni invertiti perché la ricezione presenta dei disturbi: con il dire di no.