[Esce in questi giorni, per l’editore Interlinea, il nuovo libro di Corrado Benigni, Tribunale della mente. Presentiamo qui sette testi].

Il giudice legge la sentenza: «Pena sospesa». Eppure
nessuna udienza è tolta, nessun verbale è redatto.
Il cancelliere ha una mano invisibile e trascrive immobile
le nostre parole. Che cos’è la verità, giudice?
Questa corteccia che brucia ancora. Il dolore è verità,
tutto il resto è dubbio. La verità riposa nella
calce, animale rapace. «Prima bugie, poi pressione,
poi ancora bugie, ancora pressione, quindi il crollo,
e alla fine la verità», sentenzia il pubblico ministero.
È così che si arriva alla verità? La parola ora ci consegna
all’evidenza.
*

Come cenere nella fiamma, tutto è già dentro qualcosa,
tutto poggia su qualcos’altro, un giudice nel
desiderio che spinge l’uomo al crimine. Così tutto è
sostanziato, il bene col male, la voce nella Sfinge.
Siamo noi queste carte non rimescolate, verità da
decifrare, mentre l’attesa prescrive ogni inizio. La
parola è il solo luogo, qui dove il caso rende visibile
quello che ci forma, un oscuro ordine che brilla come
una stella fissa e scombina ogni indizio. Cosa
contestare a questa accusa?

*

Siamo davvero la misura di una colpa
o la memoria di un silenzio ci contiene?
Quale crimine consumiamo senza commetterlo?
Da quale morsa verrà l’assoluzione? Guarda
le parole diventare cenere, qualcosa, forse,
si ricompone tra chi resta e chi muore,
tra l’innocente e il supplizio – una voce rappresa.
Giudica tu ora chi parla.

*

Una lingua ammutolita si fa strada tra le parole.
Dentro il disegno di quale legge
è scritto il senso di ogni colpa?
Ogni cosa riavrà il suo nome in questo alfabeto
che non sappiamo decifrare,
non c’è delitto perfetto,
ogni presenza lascia traccia
e non si sfugge alle prove.
Sei ciò che hai commesso.

*

La difesa
Separa l’acqua dalla sabbia,
distingui la colpa dal dolo,
non perdere di vista nulla
di queste parole irredente,
sussumi l’errore alla verità.
Cosa spinge l’uomo al crimine?
Un desiderio di giustizia? Forse
c’è una difesa già scritta dentro un precedente,
come l’anello di un’unica catena
o la luce di ritorno delle stelle. Seguila,
da solo, nell’imminenza, fino all’ultima parola,
dove i fatti non hanno contorni esatti
e false piste disegnano la verità.
C’è una giustizia da tradurre
tra gli indizi e la ragione,
un destino non scritto.

*

L’imputato
Nessuno sa più di chi è la colpa.
Tutto è ormai accaduto e la memoria è colma.
Fra queste parole, scrivi anche le tue.
Il tempo gira come una chiave.
Di cosa siamo accusati?
Da quale verità dobbiamo difenderci?
È anche nostra la tua orma,
il gesto che ci lega al presente
e non sappiamo decifrare,
monadi nel tribunale di una mente.

*

Sulle parole saremo giudicati,
sulle parole che non abbiamo detto
saremo giudicati
da una voce precedente.
Attenetevi ai fatti, dunque, schiarite gli indizi
dei vostri alibi, poco è ciò che rimane.
Dentro un cerchio la ragione
cerca il suo perno smarrito, la verità
che non ha nomi,
ombre che l’albero di Giuda proietta
sopra questa terra che dicono promessa
dove nessuno osa voltarsi, colpevole o innocente,
ma ogni scomparsa lascia
la traccia di un risveglio.

[Immagine: Antonio Canova, Allegoria della giustizia (mg)].

17 thoughts on “Corrado Benigni, “Tribunale della mente”

  1. “sulle parole che non abbiamo detto saremo giudicati”. Basterebbe questo verso per apprezzare e amare una poesia scientificamente morale, in bilico fra armonia versificatoria, spessore del “verbo”, sgomento e ricerca dell'”esserci”: il verso diviene vettore e ricerca del senso, interrogazione grammaticale, feroce misura sillabica dello spazio e del tempo in cui siamo immersi.

  2. bravo bravo bravo bravo. era tempo che non provavo questo piacere sottile, così razionale e così pieno di commozione, leggendo.

    […] La
    parola è il solo luogo, qui dove il caso rende visibile
    quello che ci forma, un oscuro ordine che brilla come
    una stella fissa e scombina ogni indizio. Cosa
    contestare a questa accusa?

  3. p.s.: torno più volte sulle cose che veramente mi colpiscono, e rileggendo questi testi mi sono ripetuta spesso che la cifra mi richiama la perfezione di Adriano Spatola. ancora complimenti

  4. Grazie davvero per questi interventi. Mi piace la definizione di “poesia scientificamente morale” (Eleonora). E onorato dell’accostamento a Spatola (nc).

  5. Bellissime! Rigore e sottrazione. Si sente, in lontananza, l’ombra del grande Milo De Angelis, ma in una versione tutta propria e originale. Auguri, Corrado!

    Dario P.

  6. Grazie a Michelangelo e a Dario per le loro parole. E un grazie speciale a Franco Buffoni che mi ha incoraggiato e ha creduto in questo mio lavoro.

  7. Aggiunto alla lista degli ordini, con molta curiosità dopo aver letto la silloge nel Quaderno di Marcos y Marcos. Parole come caratteri al piombo.

  8. C’è una contrapposizione affascinante tra la lievità con cui si leggono questi versi tutti formalmente belli e la profondità, anzi direi: l’enormità!, dei temi e delle parole chiamate-in-causa.

    Provo una autentica soddisfazione nel conoscere per la prima volta le poesie e l’esistenza di Corrado Benigni.

    Un saluto,
    Antonio Coda

  9. testi molto intensi, ma conoscevo già la poesia di Benigni, però qui lo vedo davvero in una misura sapienzale e di uno spessore di forma notevole.

    Un libro da leggere sicuramente, grazie.

    Antonio B.

  10. “Separare acqua dalla sabbia” “tutto è già dentro qualcosa” , l’ineluttabilità non è di questi versi che spronano ad interrogarsi, lettura interessante.
    Tiziana

  11. Complimenti vivissimi, certo che esiste purtroppo un tribunale delle “bugie”. La Verità pesa troppo e non c’è bilancia che possa soppesarla.

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