di Stefano Rodotà
[Più di vent’anni fa, nel 1990, Stefano Rodotà, insieme ad altri giuristi, espresse solidarietà a Leoluca Orlando e Ennio Pintacuda, che erano stati attaccati dal Cossiga allora presidente della repubblica. Cossiga, intervistato a Domenica In da Vespa, ironizzò sulla smania di entrare nei Palazzi che a suo avviso muoveva quei giuristi, e Rodotà replicò con una lettera, uscita sulla “Repubblica” del 16 ottobre, che ripubblichiamo qui.
E’ una lettera naturalmente legata al contesto dell’epoca (si conclude con un’allusione dell’autore alla differenza tra il proprio profilo di docente e quello un tantino più opaco di Cossiga): ci sarebbe molto da dire, ne son cambiate di cose, Vespa invece ce l’abbiamo sempre tra i piedi ecc. Qui interessa solo notare che quando parlava di correttezza costituzionale e di indifferenza ai Palazzi e al potere, Rodotà parlava sul serio; che lo ha appena dimostrato fino in fondo; e magari anche che abbiamo perso (ci hanno fatto perdere) una grande occasione (cb)].
Per la seconda volta in breve tempo il Presidente della Repubblica ha pubblicamente attaccato i giuristi che osano criticarlo. Sono uno di questi giuristi e ritengo che il capo dello Stato non possa profittare delle occasioni ufficiali, e tanto meno della televisione pubblica, per insolentire privati cittadini, per di più con la tecnica dell’ insinuazione. E’ una questione di buona educazione, prima ancora che di correttezza costituzionale: quella correttezza mancata nella vicenda Orlando-Pintacuda, che aveva subito provocato una mia critica, poi largamente condivisa. Prendo atto dell’ intolleranza di Cossiga. E dichiaro che continuerò a fare il mio dovere di studioso e di cittadino: non mi sono mai arrestato davanti ad alcun potente. Il presidente della Repubblica insinua che ci sia voglia di Palazzo nei giuristi che lo criticano. Una voglia che non mi ha mai sfiorato, neppure quando il senatore Fanfani offrì a Claudio Napoleoni e a me di entrare in un suo governo. Un solo Palazzo mi ha sempre interessato: quello dell’ Università, nel quale tornerò alla fine di questa legislatura, avendo da tempo deciso di non accettare candidature per le prossime elezioni. Un Palazzo, quello universitario, nel quale sono entrato dalla porta principale in anni lontani, mentre altri si arrabattavano intorno all’ ingresso di servizio.
Cero che, tra tante ottime testimonianze del valore scientifico o dell’ethos civile di Stefano Rodotà, trascegliere proprio ‘sta cosa insulsa?!