di Leonardo Canella
I
Se hai fra le mani Ollivud di Andrea Inglese – nel caso, procuratelo – capisci che è un invito a cena. E se dopo la cena temi di non sapere quello che hai mangiato, te lo dico io. Dunque: 27 testi brevi e 4 capricci su 2001: Odissea nello spazio raccolti sotto il titolo Quando Kubrick inventò la fantascienza. Partiamo dai 27 testi brevi.
II
Chi conosce entusiasmi leonini e tuffi abissali può capire: a cosa serve la letteratura sperimentale? Chi ne è il fruitore? E la critica? Ho passato alcuni mesi col desiderio di scrivere per Ollivud, sicuro di poterlo analizzare spezzettare ridurre. Di fare dell’analisi la mia arma anche per capire perché il testo è di valore. Ollivud è stato la mia ossessione. Sul comodino, sul tavolo della cucina, sul divano, nel borsello, sulla scrivania. Anche sul bidet. Compagno ossessivo. Sarei stato capace di decifrare l’entusiasmo provato quando steso sul divano ho letto per la prima volta il pdf inviatomi, tanti mesi fa? Ho pensato che la cosa migliore fosse lasciarsi accompagnare dalla voce che legge, dalla lettura. Ed è quello che ho fatto (insieme idealmente a Inglese e Kubrick). Ho trovato parole guida a cui agganciare altre parole. Che qui ti riporto in grassetto. Ne è venuto fuori un invito alla lettura che saccheggia anche parole del testo, che si nutre di parole non mie.
PRIMO TEMPO
III/1
In Ollivud vieni preso da un ritmo incalzante. A p.9 una bistecca entra in rada nel piatto ma con un profilo ambiguo oscurato nebbioso. Come se insomma fosse notte sempre fonda che ti devi munire di una torcia elettrica tascabile. La bistecca c’è ma sotto una povertà di luce e contorni. E’ un supplizio insopportabile, mangiare e non sapere esattamente cosa mangi. E quando arrivano fagiolini zucchine cavolfiori lattughe mele e fragole non va meglio. Conclusione? La conclusione non c’è. Il testo è questo e anche altro.
III/2
Eccoti un po’ di questo altro. Mi si è chiarito nella mente scrivendo ad Inglese: ‘Riprendendo Ollivud – ormai ho staccato le pagine del libretto a forza di sfogliarlo – mi affascinano la finezza e l’intelligenza con cui scegli le parole, ti muovi su una scala di sensibilità lessicale che non trovo negli altri autori tuoi compagni di viaggio” (mail del 16 gennaio 2021). Pensavo proprio alla bistecca che entra in rada nel piatto con un profilo ambiguo oscurato nebbioso. E sappi che ad Inglese avevo già mandato la prima versione di questo scritto (le parole che hai appena letto sono dunque un aggiunta).
IV
Brevità. Ollivud è composto di testi brevi. Non rischi la noia. Sono riassunti di sceneggiature improbabili. Ma possibili. Sono racconti brevi di cui senti la puntura, come se degli spilli sollecitassero la tua mente, non la facessero addormentare. E hai la sensazione di mangiare piccoli pezzi di carne staccati dai fianchi del mostro predatore numero uno, il romanzo.
V
La brevità spesso si accompagna con la densità. Rileggiamo Bistecca a p.9. Chi aveva notato i ‘contrattempi radioattivi’ alla dodicesima riga? E le ‘suocere’ della sesta? Assapori, e assapori di più rileggendo perché scopri dettagli. Non leggere Ollivud una sola volta, devi tirare fuori dal barattolo tutto quello che Andrea Inglese ci ha messo dentro. Compresso.
VI
Ollivud è spalmato di ironia. Non riesci a evitarla. Eppure non ridi quando arrivi a p.47. Qui il protagonista imbastisce una disputa – ti dai sempre al saccheggio – col telepredicatore Rolando Rizzo sulle conseguenze morali della respirazione a bocca aperta. Non ridi ma sorridi, è il sorriso del lettore che si accende e si complimenta con l’autore. Non un movimento di labbra, non una piega anche quando vieni a sapere che l’assenza di respirazione boccale è la garanzia di un avvicinamento al messia. Predicazione – questo è il titolo del testo – si conclude con cazzotti sullo sterno.
VII
Il 16 gennaio 2019 mando questa mail ad Inglese (su Ollivud): ‘Mi ha colpito la lucidità della scrittura, direi l’incredibile intelligenza che tiene il tutto. Una bevanda aspra e dolce, lucidità e follia ad un tempo, le stesse che in fondo si ritrovano in Kubrick”. A quasi due anni di distanza penso la stessa cosa. Una bevanda aspra e dolce, lucidità e follia ad un tempo come proiettili distruttivi del nesso causa-effetto. Se Inglese fosse un matematico scriverebbe alla lavagna che 1+1 fa 3 e che 3-1 fa zero. E perché dargli torto? Nei testi che leggi sai dove inizi ma non sai dove finisci. A uno certo punto la storia termina e questo ti deve bastare.
VIII
Lucidità della scrittura, dicevo. Se entri in un cinema catturi immagini. In Ollivud le immagini sono riflesse sulla lama del coltello da cucina che ti sei portato da casa, magari per scannare il tuo vicino di posto. Dentro la misura perfetta e tagliente della luce metallica – così le parole in Inglese – vedi storie prosciugate da emozioni, “un preciso incastro d’istinto e intelligenza, di pulsione e visione intellettiva, di energia distruttrice e vocazione architettonica” (Bicchiere, p.9). Non so se Inglese se ne è accorto, qui sta parlando di Ollivud. E di sé come scrittore.
IX
La storia termina e questo ti deve bastare. Sospensione della trama, dunque. In Cambiamento (p.51) c’è una tipa che insegue il cambiamento vuole capire per bene dove si trova il clitoride e sogna di camminare senza mai dover attraversare la strada…Vorrebbe comunicare davvero con le cose sottoterra – le patate, i quarzi, le ossa – e dare più importanza ai denti. Come finisce? Il film in realtà è finito da un pezzo, ma il testo tira dritto fino a quando il produttore le si avvicina paonazzo di rabbia. Quella che si chiama Prosa in prosa – Inglese ne ha fatto parte – fa della sospensione della trama un suo must. Ma che bella è l’immagine di patate quarzi e ossa con cui si vuole comunicare sottoterra! Sembra un bagliore di lirica, ma è giusto un bagliore. E ne trovi anche altri, di questi bagliori, come in Campo di concentramento; qui chiude il testo un volo di coccinelle, gabbiani, merli o foglie di betulla risucchiate dal vento.
X
I 27 testi di Ollivud giocano con l’ assurdo. A p.26 le scimmie su un pianeta che sembra la terra hanno almeno dieci video appesi alla giacca a vento su cui digitano per muovere delle scavatrici. E far stare tutti al loro posto, comprese donne e drogati. Gli uomini sono in bunker sotterranei con provviste che non scadono mai, una carne sintetica che non marcisce. Tenera. E il titolo Coleotteri cosa c’entra? Alla fine del film scopri che è tutto una grandiosa messa in scena dei coleotteri che guidano scimmie artificiali e un’umanità ugualmente artificiale (donne e drogati compresi!). Un piccolo colpo di scena.
XI
E poi c’è la violenza, irreale, assurda. E’ una violenza che non fa male, che non ti tocca. In Delitti efferati il carnefice è una persona educata e puntuale nei pagamenti. Entra in una scuola con maschera di Goebbels ed asce a tracolla. Ed è riposato perché ha avuto la possibilità di dormire mentre i genitori di figli piccoli no, loro hanno sorvegliato i pargoli per evitarne il rapimento. Ed è il caos sociale per mancanza di sonno fino a quando le mamme e i papà rinunciarono a godersi i bambini anche di notte. Alla fine riappare la ‘normalità’, negli ospedali si tornava a curare piuttosto che a macellare e avvelenare. In Segnale scatenante alla fine vieni a sapere che due gruppi feroci, spietati, con armi automatiche muoiono dalla voglia di strangolare il nemico. Come va a finire? Nessuno riesce a fare più di qualche passo prima di cadere ferito o colpito a morte. E tu rimani vivo.
XII
Fastidio. Un fastidio dolce mi ha accompagnato in questi mesi in cui ho portato Ollivud per la casa (una volta in treno). Leggerlo d’un fiato non è possibile, lo devi chiudere e poi riaprire. E tu, lettore, devi capire se sei disposto a lasciarti punzecchiare di continuo, a sopportare questo dolce fastidio. Ho usato sopra l’immagine di spilli piantati nella mente: senti che talvolta devi decidere se sei disposto a salire su pareti di metallo lucide e lisce, senza appigli emotivi. Ricevimenti si chiude con questi tre verbi: osservare, ascoltare, registrare. Sono utili come vademecum alla lettura.
XIII
Vai su Youtube e digita Andrea Inglese RicercaBO 2011. Ollivud è già nato e Inglese lo legge. Alla fine segue una discussione e io annoto: slittamenti di senso, salti, peripezie, treno lanciato a folle velocità da cui il macchinista si getta, come dare appuntamento a uno e poi non presentarsi, antiromanzo, slogatura del senso, come insabbiarsi e poi venire fuori. Non sei ricattabile. Ala destra della prosa in prosa, grande tradizione di antiromanzo. Marinetti, D’Annunzio, Manganelli (Centuria). Perec. E tanta violenza. Nell’insieme queste osservazioni sono di tre tipi: 1) filologico (antiromanzo, Marinetti, Manganelli…), 2) retorico (similitudini), 3) personale (Inglese che parla).
XIV
A me interessa di più il punto 2, mi interessano le similitudini e ti invito, lettore, a leggere il testo e a farne di tue. Leggi Ollivud e fatti prendere dalle similitudini che ti vengono in mente. Capirai se il testo ti ha veramente lasciato qualcosa. Sacrificio è andare a tutta velocità e mettere fuori la testa dal finestrino per sentire il vento che ti tocca entusiasta la pelle, la puntura di un’ape sulla guancia, il cazzotto di un passante, una frenata micidiale. Ecco come va a finire: tutto implode ridanciano, con le manine sventolanti da sotto le sabbie, i ditini fuori dalla coltre universale del bitume, della defecazioni immota, con l’incorreggibile buon umore, i lazzi percepibili ancora tra una raffica e l’altra dei mitra.
XV
Le parole in grassetto sono le chiavi per apprezzare i 27 testi di Ollivud prima di passare ai 4 capricci su 2001: Odissea nello spazio. Adesso sta a te, lettore, prendere e leggere il testo. Di mio, ti posso dire che Ollivud in parte mi assomiglia, assomiglia a quello che sono io. E se Inglese, come ha detto Ostuni a RicercaBo 2011, sta a destra della prosa in prosa, io forse sto alla sua destra. Che poi vuol dire irrobustimento della trama e lasciarsi travolgere coi sensi. Per la ricerca, mi sembra la via migliore da seguire.
SECONDO TEMPO
XVI
Ma veniamo a Quando Kubrick inventò la fantascienza: 4 capricci su 2001: Odissea nello spazio (da p.59 a p.132) I primi tre capricci sono seguiti da un Intervallo, l’ultimo da una Coda. Vai subito a p.102 – è il terzo capriccio – perché c’è Andrea Inglese che scrive di Andrea Inglese: “Tutto quanto mi ha determinato, in modo epocale e verticistico, influendo sul sistema cognitivo, sulle tonalità emotive, sul rapporto mente-corpo, sul subconscio, sulla sfera della genitalità, sulla parabola schizomorfa della mia adolescenza, fino a contaminare gli atomi più reconditi della mia personalità, deriva […] dalla segreta circolazione di scimmie intraprendenti, cunicoli spaziotemporali e navicelle spaziali tra 2001: Odissea nello spazio e Il pianeta delle scimmie”. Il genere dell’autobiografia ha qui una pillola di rara eleganza e intensità.
XVII
Mentre leggi questa parte hai la sensazione che uno scrittore ti dica cosa lo abbia plasmato intimamente, come se la scrittura fosse usata per scoprire i meccanismi del pensiero e della psiche. E il film di Kubrick è solo un pretesto, un punto di partenza. E qui pensi di avere trovato il granello di sabbia che si infiltra nelle valve dell’ostrica e produce la perla. Vuoi chiamare quel granello nevrosi? Forse in queste pagine Inglese ci dice – e lo dice anche a sé – perché è diventato uno scrittore. Due cose sono certe:1) sono fra le pagine più appetitose di questa seconda sezione, 2) egli ha volutamente lasciato che, tra alcune immagini e alcune altre, s’instaurassero dei bianchi, dei buchi, degli intervalli di senso, che il subconscio di qualcuno, nel migliore dei casi, avrebbe potuto riempire (p.88). Inglese si sta riferendo a Kubrick, ma capisci che ti sta parlando anche di Ollivud e di sé come scrittore.
XVIII
La psiche di uno scrittore messa a nudo, ecco che cos’è questa seconda parte di Ollivud. E la prosa non basta. Mi piace pensare che Inglese abbia intuito inconsciamente che utilizzando la ‘razionalità’ della prosa quella che si può chiamare la flessuosità spazio-temporale di 2001: Odissea nello spazio, qui riprodotta con la scrittura, ne venisse scheggiata, offesa. Non è meglio usare il verso libero, più malleabile e irrazionale? Come dire: l’uomo pensa/crea prima in versi, solo poi, crescendo, conosce una cancerosa, devastante, ansia di controllo e informazioni organizzate / scienza saperi o verità di senso comune (p.109). La prosa, cioè. Ed ecco le molte pagine con blocchetti di versi.
XIX
Delizioso è l’Intervallo che inizia a p.111 (di Intervalli ce se sono tre). Scopri che ci sono i bambini dei trenini, quelli dei dinosauri e quelli dei pianeti. E capisci che i primi sono da fucilare, i secondi da evitare (anche da adulti, naturalmente). I terzi invece hanno semplicemente più propensioni poetiche, meditative, artistiche: siamo degli aggregati atomici di vibrante sensibilità e immaginazione: non grezzi e attaccabrighe come i partigiani del dinosauro, non contabili e zelanti come i partigiani dei trenini elettrici. Ancora Inglese di sé come scrittore (e uomo). Splendido!
XX
Su 2001: Odissea nello spazio “i primi ad essere ingannati sono coloro che si accaniscono nelle spiegazioni” (p.73) Se sei arrivato a leggere questo paragrafetto sappi che uno dei motivi che mi ha fatto scrivere queste righe impiegando mesi è qui (mesi!). Mi sono sentito come quelli che ti trascinano nei pub, a fine film, e vogliono, con schemini sui tovaglioli di carta, raggiungere una linearità impossibile (p.73). Inglese ha scritto queste parole è già pensava a me che avrei scritto di lui, io lo so. Sono io quello che adesso fa schemini sui tovaglioli di carta. Per Ollivud. O ho corso questo rischio. E ci ho messo mesi per evitarlo. Così Andrea mi ha scritto a gennaio 2021, incanutito come l’astronauta di 2001 nella bella camera Luigi XIV: “Finisci il pezzo prima che l’umanità sia spazzata via dalla variante nordcoreana del Covid 19”. Ho sorriso nello stesso modo in cui l’ho fatto leggendo le pagine di Ollivud, stessa ironia, stesso taglio stilistico. E forse per concludere aspettavo solo di sorridere così.
XXI
“Insomma, ogni buon spettatore persegue l’obiettivo di Cartesio: la possibilità di distinguere una macchina da presa in stato di veglia da una macchina da presa sonnambolica e allucinata” (p.76) Idem per il lettore. Ed Inglese regista/scrittore in Ollivud prende Kubrick a modello. E non è cartesiano. Vi è sempre un alone, nella migliore teoria, nonostante il più accurato esperimento (p.75). Una corrispondenza cristallina, uno ad uno, d’immagini e significati, no, non la si può avere (poco sopra). E’ ancora Inglese su Ollivud e su di sé come scrittore.
XXII
Alle pp.89-91 scopri che Inglese ha visto tre volte 2001: Odissea nello spazio: 1) a sei anni con suo nonno, 2) dai venti ai trenta, 3) oltre la soglia dei quarant’anni (sei adesso nella sezione intitolata Trama). A livello esistenziale, ci dice l’autore, un climax discendente. Oltre i quarant’anni infatti l’adattamento sociale produce i suoi maggiori capolavori. Ecco che Ollivud qua e là contiene pillole ‘politiche’. Pillole, appunto, alleggerite dall’ironia; così nella nostra parabola di uomini destinati alla morte per invecchiamento ci ‘salva’ alla fine l’amore (oltre il potere): “L’amore è comico, include l’uso degli organi genitali, e funziona come buon sostituto dell’eroina”. E sorridi, ancora.
XXIII
Se 2001: Odissea nello spazio “sono diversi film incapsulati in uno” (p.84) anche questa seconda sezione di Ollivud è fatta di diverse storie incapsulate in una. Inglese si dà divertito il compito di ripercorrere le possibili interpretazioni del film di Kubrick: 1) grande lavoro onirico del feto, 2) l’interpretazione freudiana che vede la fine come in realtà l’inizio, 3) seconda interpretazione freudiana, tutto è nel subconscio e […] come sempre rimane il mistero un bel nulla di capito di fatto, 4) l’interpretazione cattolica: tutto è creazione di dio che è un grosso sasso ben squadrato di ossidiana ma intelligentissimo, 5) la fantascienza è un’eterna fuga […] dall’orrenda solitudine del singolo. Hai sempre la sensazione di trovare pepite autobiografiche. E continui a sorridere.
XXIV
L’intervallo che inizia a p.94 è gustosissimo, c’è Kubrick che sogna Alan Turing – Inglese filosofo? – : “La realtà è macchina, ossia trattamento monotono e interminabile di dati. Questi dati sono arbitrari e non hanno altro scopo che quello di essere trattati, ossia permettono alle macchine di rimanere in azione, di perpetuare perpetuamente i loro calcoli” (Turing). E ancora: Intendi dire che l’uomo è lo scarto delle macchine? (Kubrick), Scarto delle macchine, ma anche playstation delle macchine…(Turing). La conclusione la trova Kubrick: “Noi siamo quindi sogni di un solo uomo, sogni generati da impulsi che le macchine spediscono ad un unico cervello”. E’ una storia che hai già sentito, qui in salsa terzo millennio.
XXV
Per ultimo, Kubrick (è il primo capriccio). Kubrick aviofobo, bacillofobo, acluofobo, bolscefobo, fallofobo, ittofobo, leucofobo, obesofobo (“in camera non c’è traccia di cibo, salvo poche confezioni da 100 grammi di rucola”, p.69), fonofobo, gimnofobo, musofobo, simmetrofobo, urinofobo. Trovi tutto alle pp.68-69. Una biografia completa. Ma se sei arrivato fin qui, avrai capito che ti consiglio di leggere questo secondo tempo di Ollivud pensando a chi l’ha scritto. Forse è solo una sensazione, ma dopo aver chiuso il libro credi di conoscere uno scrittore così come dopo aver visto 2001: Odissea sullo spazio cominci a farti un sacco di domande sulla psiche del regista. E pensi, erroneamente, di conoscerlo. Differenze? Dopo aver visto il film di Kubrick di certo non sorridi, qui invece tutto è accarezzato da una folata di leggerezza e ironia. Per fortuna.