[Dal 25 dicembre 2011 all’8 gennaio 2012 «Le parole e le cose» osserverà una pausa natalizia. La programmazione normale riprenderà il 9 gennaio 2012. Durante la pausa, per non lasciare i nostri lettori privi di letture, pubblicheremo alcune poesie italiane tratte da libri usciti negli anni Zero. In questi quindici giorni non rinnoveremo l’immagine di copertina].
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Quando scopri quei tagli lunghi,
fogli di carta o fili d’erba
che basta un solo tocco
ed è già sangue:
le tue parole
dritte ai punti morti
ai luoghi in ombra
sottili e silenziose come aghi,mi trovo ricoperta
e non sapevo.*
Non ti vedo persona
ma voce che scarnifica l’orecchio,
violento ronzare nei polmoni.
Col tuo lento danzare della testa
mostri i nervi intrecciati,
fogli di carta o fili d’erba
che basta un solo tocco
ed è già sangue:
le tue parole
dritte ai punti morti
ai luoghi in ombra
sottili e silenziose come aghi,mi trovo ricoperta
e non sapevo.*

ma voce che scarnifica l’orecchio,
violento ronzare nei polmoni.
Col tuo lento danzare della testa
mostri i nervi intrecciati,
le tue mani spellate
sono arazzi.
*
Tu non dimentichi le facce
e i nomi
o i chili d’argento nel cassetto,
ma scordi i polsi e le mie vene torte
per il sangue ritornato troppe volte,
questa mia pelle che più non si colora.
Quell’argento è zavorra,
(le posate),
tiene noi qui
e fa segni profondi nel parquet
fa rotaie,
dalla porta nella stanza
e viceversa:
«là fuori è sempre buio: non andare».
*
(scendo quaggiù, per leggere
le ossa – sotto la casa -,
le ossa che fanno bambini)
i morti esistono
non sono mai partiti,
sono là, nell’ombra,
quella che s’illumina.
[E. Biagini, L’ospite, Einaudi, Torino 2004].
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questa fisicità abrasiva, che a volte mi sembra diventare fisica immaterialità abrasiva.
mi piace.
questo libro cambiò qualcosa – a rileggerlo a distanza di pochi anni senti forse che quel cambiamento è stato assimilato, ma allora fu netto, limpido, importante
Io credo che la portata di questo libro non sia stata compresa fino in fondo, soprattutto a livello critico. Molti poeti italiani contemporanei delle nuove generazioni, anche celebrati, sono ancora qualche passo indietro rispetto a “L’ospite”.