di Laura Recanati
[E’ uscito da poco per la collana Apnea di Mar dei Sargassi Edizioni, diretta da Giuseppe Nibali, Il mondo intatto di Laura Recanati. Proponiamo alcuni testi].
C’erano alberi, un tempo
dove ora svettano questi palazzi
c’erano prati.
Non conosco la loro storia, non so
di quale chiarore splendessero
se anche loro qualche volta avessero
paura
del mezzogiorno quando viene
e sfiata la luce sulle superfici, le inchioda
a un’apparenza senza mai nominarle.
Non so se per questo ci fossero grilli
a intessere nodi scorsoi con fili d’erba.
Di quel tempo, qui, rimangono le aiuole
di quel tempo, qui, rimaniamo noi
che proviamo a scorticare la visione.
Ma nominare il prato non cura
la nostra malattia.
Il mondo ci guarda di rimando. È intatto.
Scintilla la sua pelle dura.
*
L’inverno era lucido e calmo
come un mare nero. Bevevo caffè
e c’era del sangue nel mio cucchiaino.
*
A.
Le hanno infilato in bocca una bomba
grande come una biglia.
L’esplosione ha frantumato tutti i denti
le ha annodato la lingua dentro la gola.
Per un po’ è stato il silenzio, il sangue
e gli alberi azzurri dentro la luce della sera.
Le cherry flavoured chewing gums spiattellate
intorno al letto.
Poi, forti suoni cadenzati: un’ombra
si aggirava tra le stanze della casa.
Era dio, angelo esangue.
Scandiva il suo vangelo a colpi di scure.
*
E.
Cammina per le vie della città
vestita di paillettes.
Il suo bagliore come una tivù.
È vestita di paillettes e cammina.
Poi siede alla banchina.
Osserva uno stormo sventrare il cielo.
*
È come puntare la pistola alla fronte di un porco.
Qualcuno lo deve fare e ormai è finito
il pastone di foglie d’oleandro macinate.
Ma non esiste una morte che non sia serena.
È come grattare con le unghie uno strato di cielo
tutto si fa più trasparente, leggero.