di Stefano Carrai

[È uscito nelle scorse settimane La traversata del Gobi (editore Aragno), il secondo libro di versi di Stefano Carrai. Scrivere un libro di poesia significa sempre fare i conti con la storia, quella personale e quella della forma che configura l’esperienza. L’ispirazione petrarchesca della forma-libro è un connotato fondamentale di quell’‘effetto Novecento’ che congiunge una parte della poesia contemporanea con gli autori cardine della tradizione recente. È sotto questa costellazione che si colloca La traversata del Gobi, a partire dalla poesia liminare, In chiave, che pubblichiamo qui insieme a una scelta di altri testi del libro.]

IN CHIAVE

Ora per ricomporre i tuoi brandelli
anima mia
………………..altro
che canzoniere
………………………….ora
mi ci vorrebbe un mago
della sutura
………………..uno
che facesse miracoli.

 

DOPO LA RIVOLUZIONE

Della chiesa rimane poco più che il portale. Sotto la volta ti aspetta una madonna suadente fiancheggiata dalle statue dei duchi committenti. La baceresti sulle labbra di gelo.
……..Intorno una quiete d’ovatta, grate alle finestre, viali semideserti su cui uccelli incrociano in sordina. Un degente con il cappotto sopra il pigiama si affaccia, varca torvo la porta a vetri a fianco di una ragazza.
……..Del chiostro c’è solo il pilastro decorato dagli scalpelli di Claus Sluter, chiuso dentro un’edicola e vetrate dal telaio arrugginito.

Davide con Mosè
…………………………………quattro profeti
rughe sulle fronti
…………………………………menti barbuti
tracce d’oro e di blu
sui manti ricamati

Geremia che squaderna un grosso codice

dal cartiglio ti domanda se esiste
dolore che si possa
paragonare al suo.

SOGNO

L’ora che si fa sempre più incerta
e lui che rientra da non so che porta
cantando una canzone americana
e mi guarda e
……………………..fango rappreso
……………………………………………………dice
sulle tue scarpe nuove
e io
……………i tuoi occhiali
legati con lo spago
come il collo forato
di un San Sebastiano
come il cuore infiammato
di un San Bernardino

lo vorresti bruciare
il bosco dei ricordi
……………………………………mi ribatte
ma non prendono bene i sempreverdi

quando tutto non era che un gettare
sassi in uno stagno enorme
……………………………………………………rinascere
rotolare nel tempo
poi gli anni a coltivare un dente incluso
a spiare una clessidra
che non si regola
………………………………non si ribalta
ma tu che fine hai fatto?

Non fa in tempo a rispondere
risucchiato da una quinta
……………………………………………………e mi sveglio
colpevole
………………………sudato

e rivedo la via che ho disboscato
a colpi di machete.

 

VIA DELLO STUDIO

Ore di giovinezza rabdomantica
a sfogliare long playing sugli scaffali
del piccolo negozio
di Vinicio e di Nadie

lui secco come un chiodo
i capelli crespi precocemente
ingrigiti
………………flemmatico
la maschera da burbero
e lei bionda
…………………………lieve accento straniero

avvolto da una nuvola di musica
sonnecchiava sul soppalco Astianatte
il mastino napoletano
……………………………………………proprio
dove ora è una nike-manichino
folgorata di luci

e penso
………………come un giovane
serpente
………………ho perso qui
……………………………………………nel Diskemporium
il mio tratto di pelle trasparente.

 

IL FIORE IN BOCCA

La lingua
…………………..la mia lingua
addomesticata
……………………………ammaestrata a forza
logopedizzata
…………………..autocontrollata
specie in fonosintassi

rissa perenne tra un fondo d’infanzia
vernacola e le troppe
sovrastrutture e superfetazioni

questa lingua che schiocca fra le labbra
che danza nella bocca
questa lingua artefatta
lingua in maschera
……………………………tutta metamorfosi
tutt’assimilazione d’infiniti
frammentini rimasti appiccicati
delle tante lingue impattate in viaggio
e d’incrostazioni
……………………………di concrezioni
come sopra uno scafo
stato in mare per anni

questa lingua infestata
da mille babelici parassiti
questa lingua quasi da robivecchi
o rigattieri
…………………..lingua
d’accatto e di riciclo
e sia pure da voleur de talan

poi col falso della punteggiatura
cui cerco di sottrarmi quanto posso
segnando coi gradini
le battute nella mia partitura

e non melismi
…………………..lingua da lenoni
vibrazione reificata
……………………………asservita
lingua plastificata
sopraffatta
…………………..lingua da ipermercato
lingua mutilata
……………………………venduta a taglio
ma non d’altri
……………………………mia
.……………………………………che dà voce a cuore
e cervello e polmoni solo miei

ma passione
………………….enfiagione
violenza
…………………del carcinoma linguale

la senti nelle papille slabbrate
tumefatte per la suppurazione
nel frenulo snervato dal drenaggio
nello spurgo carminio della lingua
che
………………….impastata di sanie
ti sbatte contro i denti
ti s’ingromma in bave d’anacoluti
in schiume di parole meticciate
in glossolalia di sputi

e insisti
………………….saturnino
recidivo
………………….ritenti
l’emolliente esorcismo
per cavarne un fondiglio
d’onanismo
………………….un preciso
sensibile petèl
………………….un idioletto

ma non c’è terapia
non c’è mutilazione
né plastica
………………….né protesi
ché la lingua
………………….che dà una forma all’essere
è un esser-ci anche lei

degenera
………………….ti si agglutina in gola
ti s’incolla al palato
snatura la parola.

 

MONUMENTINO PARTIGIANO

I compagni della sez. Gavinana
ai suoi caduti
………………………………..dice
sotto un tripode in bronzo
di mitragliatori
………………………………..la scritta umile
secca
……………..sintatticamente sgraziata
alludendo alla fiamma
saldata sul braciere.

Ma di tanta passione
e di tanto coraggio
che altro ci resta
………………………………..oggi
se non gli anacoluti?

ANGELO CUSTODE

Brunetta mi racconta
di quel giorno del Trentotto che andò
con sua madre a vedere
Hitler e Mussolini
sfilare nel tripudio
delle croci uncinate

di Landolfi che voleva sposarla
Gadda gentile
……………………………Montale scostante
e Parronchi
……………………………e Rosai
che le voleva bene…

Sul comodino tiene
nella piccola urna
le ceneri di Renzo

solo una parte
………………………………………….il resto l’ha disperso
tra i boschi di Sezzate.

SPIAGGIA D’INVERNO

Ora i miei professori non ci sono
più
a Natale è andata la Rosanna
che ero stato a trovare poco prima
e si è brindato con lo sciampagnino
che nelle orecchie ho ancora la sua voce
la Rosanna
……………………………che guardavo più lei
di quelle sue eleganti spiegazioni
tutte tremito
……………………………alla lavagna…
………………………………………………………..anche
la Rosanna
……………………………con gli altri miei maestri
ora
……………..compresi quelli putativi
dentro la notte illune.

Ma gli anni vanno
……………………………           e già
mi vedo non avere più davanti
aule piene
……………………………mi figuro la vita
tutta come questa sera
………………………………………………………..che l’onda
fa spiaggiare e ammarare
pezzi di legno
……………………………corde
brandelli di rete
……………………………valve svuotate

mentre io cammino sul bagnasciuga
sperando d’incappare nella stella
sopra questo mosaico
di plastiche rotte e gusci d’arsella

o annego nel ricordo di quel giorno
a Leida che il bidello coi mustacchi
entrò
…………………..battendo un colpo di bastone
sul pavimento
……………………………e disse
………………………………………………………Hora est!
tagliando secco la parola in bocca.

 

[Immagine: il deserto del Gobi].

2 thoughts on “La traversata del Gobi

  1. Caro Stefano, dal ‘saggio’ delle poesie tratte dal tuo “La traversata del Gobi” ne ho ricevuta una bellissima impressione. E’ una conferma dell’apprezzatissimo “Il tempo che non muore” che serbo fra le cose fatte mie e più preziose. Nell’attesa di acquistare il libro e quindi di una lettura completa, accogli le mie felicitazioni.
    Tuo Valerio Vallini

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